Perché i nostri agenti non hanno in dotazione il taser e il bastone distanziatore
Il programma del candidato sindaco del centro destra Andrea Pezzotta pone, a pagina 7, il tema della sicurezza e del contrasto al degrado. Nelle «azioni concrete che intende mettere in campo» appare, al secondo posto, questa voce: «Dotare gli agenti della Polizia Locale del Taser e del bastone distanziatore (formandoli sul relativo utilizzo)». I due strumenti non sono, in effetti, ad oggi in uso alla polizia della città di Bergamo. Ma ci sono varie ragioni.
Per quanto riguarda il taser, la scelta da parte del Comune è stata di non dotarsene, perché ritenuto pericoloso. Ci sono studi seri che lo dimostrano: il taser presenta un potenziale rischio di decesso da arresto cardiaco, e dunque, per esempio, prima di essere utilizzato su una persona, bisognerebbe essere certi che questa non presenti patologie cardiache. Per essere dato in dotazione, proprio per la sua potenziale pericolosità, richiede inoltre una sperimentazione con due agenti, per un periodo di sei mesi, e non è una strada che il comando di polizia locale cittadino intende intraprendere. A sancire questa scelta c’è un ordine del giorno del consiglio comunale del 2 ottobre 2019, che definisce le «armi ad impulsi elettrici (taser)» come «dispositivi potenzialmente pericolosi e lesivi dei diritti fondamentali della persona». Uno studio dell’università di Cambridge dimostra, peraltro, che gli agenti dotati di taser sono maggiormente esposti alle aggressioni rispetto a quelli disarmati.
Per quanto riguarda invece il bastone distanziatore, è bene innanzitutto specificare che non si tratta di un manganello o di uno sfollagente, che sono considerate armi, il cui porto non è concesso, per legge, alla Polizia Locale. Invece, il Ministero dell’Interno ha ammesso, per la polizia, l’adozione di strumenti che, «in virtù delle caratteristiche tecniche e dei materiali utilizzati» siano ritenuti «non idonei ad arrecare offese alla persona e non rientrino, quindi, tra le cosiddette armi proprie». Tra queste c’è il bastone estensibile, o distanziatore.
Già nel 2015 il sindaco ha chiesto al Ministero di poter dare questo strumento in dotazione alla Polizia, ma il Ministero ha detto di no. Ciononostante, alcuni comandi di polizia di altre città se ne sono poi dotati, con una procedura che potrebbe essere definita non proprio consona.
Nell’ordine del giorno del 2019, comunque, si torna sull’argomento. Qui infatti si legge che il sindaco e la giunta si impegnano a dotare il corpo di Polizia Locale cittadino di «idonei bastoni distanziatori». Dunque, perché ad oggi non sono in uso? Perché la Polizia Locale si è rivolta al Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica, presentando le caratteristiche tecniche del bastone che intenderebbe adottare: in materiale plastico, senza bordi taglienti in caso di rottura, con un peso decisamente inferiore a quello dello sfollagente. Ma i rispettivi comandi di polizia hanno rifiutato la richiesta, considerandolo comunque un’arma, di cui dunque la Polizia Locale non può dotarsi.
La Polizia ha poi inviato, in una lettera del luglio 2023, un sollecito al Prefetto, con una nota integrativa successiva in cui spiegava che il personale avrebbe seguito un corso di formazione di 18 ore sull’utilizzo dello strumento e che il bastone sarebbe stato dato in dotazione solo in alcuni reparti. Il prefetto ha dichiarato alla Polizia Locale di aver inviato un quesito al Ministero, a riguardo. Ma dal Ministero, per ora, nessuna risposta.